Storie di 2 colossi della Nazionale Femminile

Storie di 2 colossi della Nazionale Femminile

Oggi ti parlerò di 2 colossi della Nazionale italiana femminile di calcio:


È nata il 13 giugno 1991 a Pinerolo e fin da piccola andava a vedere suo fratello giocare a calcio nella squadra del Bricherasio. Un giorno l’allenatore chiese a BARBARA BONANSEA di entrare anche lei in campo. E da lì non è più uscita, perché ha continuato a giocare a calcio nel ruolo di attaccante come suo fratello, inizialmente è entrata nella sua squadra in cui erano tutti maschi, infatti avendo una fisicità minore si allenava per migliorare la velocità.

Ha avuto sempre l’11 come numero sulla maglia, che per lei rappresenta il primo e solo numero da portare sulla maglia, in quanto esso rappresenta anche il numero della navicella spaziale che per la prima volta portò l’uomo sulla Luna; ma è anche il numero del grande Gigi Riva e Pavel Nedved. Da quel momento il logo e il marchio di Barbara Bonansea è diventato BB11.

Quando nel 2004 si trasferì dalla sua città a Torino si sentì come cambiar pianeta, e lì fece 3 anni in Primavera e poi passò alla prima squadra. La voglia di Bonansea di giocare ogni singola partita è tanta, infatti una volta è scesa in campo con un problema al ginocchio (aveva la borsa prerotulea rotta), rischiando di romperlo, ma per fortuna non è accaduto, ma si è dovuta fermare per un bel po’.

Nel 2012 passò al Brescia, in cui è rimasta cinque anni, dal 2012 al 2017; ed è lì che si è consolidata come calciatrice, infatti con questa maglia ha segnato il suo primo goal in Champions League, e in quei 5 anni ha vinto 2 scudetti, 2 Coppe Italia e 3 Supercoppe.

Alla fine del campionato 2016-2017, arriva la chiamata dal Lione, la più grande squadra europea femminile, ma contemporaneamente arriva anche la proposta della JUVENTUS, e alla fine dopo alcune valutazioni decise che voleva crescere e vincere con la Juventus. Qui trovò l’attuale allenatrice Rita Guarino, che conosceva da quando era bambina.

È stata proprio Barbara Bonansea a segnare il PRIMO GOAL DELL’ITALIA AI MONDIALI, e addirittura nella prima partita ha siglato una doppietta battendo l’Australia per 2-1, ricevendo il premio come miglior giocatrice della partita.

Quando la Nazionale Italiana uscì ai quarti di finale, le ragazze erano molto dispiaciute e rammaricate per non essere arrivate in Semifinale, ma quando arrivarono in Italia capirono che quel Mondiale costituì la VITTORIA DEL CALCIO FEMMINILE, poiché la gente se ne era innamorata.

Nel novembre del 2019 ha pubblicato il suo primo libro denominato Il mio calcio libero”, rappresentando la sua forza e ribellione verso un calcio libero e rivoluzionario. Lo scopo di questo libro è appassionare le ragazze e i ragazzi e convincere che il calcio è di tutti e per tutti, infatti conclude dicendo che se è riuscita in questa “missione” sarà riuscita a segnare un GOAL importante.

 

SARA GAMA è nata il 27 marzo 1989 a Trieste, suo padre è congolese e per questo la sua pelle è più scura e negli anni ha ricevuto parecchi insulti, ma come detto nell’articolo “Ogni numero è un “no” al razzismo!” lo sport è un mezzo potentissimo per distruggere queste barriere razziali, perché citando la frase di Nelson Mandela: “Lo sport ride in faccia ad ogni tipo di discriminazione”.

Sara ha cominciato a giocare all’età di 7 anni con gli amici del quartiere e a 12 anni è entrata nella sua prima squadra femminile, la Polisportiva San Marco. Ha giocato inizialmente nelle giovanili, poi in Serie C, poi in Serie B nel quale percepiva uno stipendio di 80 euro l’anno, davvero ridicolo. Il primo piccolo riconoscimento arrivò in Serie A nel Tavagnacco in cui riceveva 100 euro al mese.

Per un anno nel 2012 è andata nella squadra del Brescia, per poi trasferirsi l’anno dopo in Francia, al Paris Saint Germain, in cui giocava da professionista, infatti si trattò di un’esperienza molto importante, in cui è cresciuta professionalmente. Nel 2015 fece ritorno al Brescia, per poi approdare nella sua attuale squadra, la Juventus, in cui venne nominata capitano.

Con la maglia della Nazionale maggiore femminile, invece esordì nel 2006, nello stesso anno in cui con grande forza di volontà si è diplomata, ha preso la patente e ha partecipato agli Europei Under 19; successivamente nel 2017 si è laureata in Lingue e letterature straniere.

Barbie Sara Gama

Oggi Sara Gama è un modello per tante bambine che vogliono inseguire la PASSIONE DEL CALCIO, tanto che nel 2018 nata LA BARBIE IN SUO ONORE.

In un’intervista dice:
«Era paradossale che proprio io “diventassi” una bambola. La Barbie si è evoluta e rappresenta oggi delle ragazze che si sono distinte nel loro campo, è diventata uno strumento funzionale a parlare di donne oltre gli stereotipi. Quindi non era più una cosa lontana».

Dall’ottobre 2018 Sara è stata eletta consigliere della FIGC in quota Associazione Italiana Calciatori (AIC) e successivamente il 30 novembre 2020 è stata eletta anche Vicepresidente dell’AIC, ed è la prima donna della storia a ricoprire questo incarico.

Nel settembre 2020 ha pubblicato il suo primo libro denominato “La mia vita dietro un pallone”, in cui racconta le sue difficoltà iniziali per giocare a calcio, per poi diventare capitano della Juventus e anche della Nazionale italiana, portando quest’ultima nel 2019 tra le prime 8 del mondo.

Il 19 aprile 2021 (2 giorni fa) su Cartoon Network Sara Gama è stata fra le protagoniste della campagna #iosonodiverso, con la quale Sara vede davvero la possibilità di fare breccia nel cuore e nella mente di tante ragazze. «Quando diventi un cartoon capisci che puoi lasciare il segno».

E A TAL PROPOSITO NON PERDERE L’OCCASIONE DI GUARDARE QUESTO BREVE E DIVERTENTE FILMATO SOTTO FORMA DI CARTOON.

Tenacia, grinta, ambizione e tanta voglia di emergere. Così Sara ce l’ha fatta. E spera di essere un esempio per molte ragazze, dicendo: «Le bambine possono sognare di diventare delle professioniste. Quelle della mia generazione non sono le pioniere del calcio, lo sono state altre prima di noi, ma io e le mie colleghe rappresentiamo la svolta. Ogni generazione deve lasciare qualcosa. Facciamo la nostra parte».

Gama: “sentirsi dire per anni, da tutti, “questo non lo puoi fare”, e poi dimostrare il contrario, non ha prezzo”.

Fonti:

https://www.vanityfair.it/news/storie-news/2020/10/01/intervista-sara-gama-calcio-donne-bellezza

https://ledonneingoal.altervista.org/

Bibliografia:

Barbara Bonansea, Il mio calcio libero;

Sara Gama, La mia vita dietro un pallone.

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